Pope Leo XIV (the former Cardinal Robert Francis Prevost), by his training and character, will—while keeping the content unchanged (the script is always the same, the Gospel)—certainly be more rigorous and attentive than the combative but somewhat instinctive Bergoglio (the late Pope Francis). I believe this trait, along with his background as a missionary amongst the poor in Peru, led the vast majority of the conclave to support the North American proposal. A too-striking shift—or confirmation—compared to Francis would have highlighted divisions and conflicts. Instead, it seems Prevost received the approval of over 100 cardinals, positioning himself as the guarantor of a new unity.

He won’t, therefore, be the anti-Trump—and Cardinal Dolan of NYC believes he even wants to build bridges with the Tycoon—but he certainly won’t allow himself to be used in Trump’s attempt to create a political-religious community that cuts across churches and evades their jurisdiction, even in matters of faith. On the contrary, I presume Leo XIV will work to show the clean and popular face of the Catholic Church in the U.S., after the divisions and scandals (especially around pedophilia), in an effort to regain the credibility lost to other churches and religious sects.

The composition of the conclave, as well as the dynamics of Leo XIV’s election, also marks the decline of the Italian Church, which started as the favorite with Parolin and Zuppi, in light of the growing awareness that the future of the Catholic Church is shifting toward Asia, Africa, and the Americas.

The man is relatively young and has many years of pontificate ahead of him to define his policy—there will be time to evaluate him. Regarding workers, Prevost took the name Leo XIII, the pope who in 1891, with Rerum Novarum, laid the foundations of the Church’s social doctrine to confront the spread of socialism. Perhaps it is no coincidence that—this time amid the deafening silence of the left even on this issue—he expressed concern about unemployment, and especially about the conditioning of consciences that artificial intelligence could lead to.

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This post was originally in the Italian, below.

Prevost per sua formazione e carattere sarà, con contenuti immutati (il copione è sempre il solito, il Vangelo), certo più rigoroso e attento del combattivo ma un po’ istintivo Bergoglio e credo che questa caratteristica oltre al curriculum di missionario tra i poveri in Perù, abbia fatto convergere sulla proposta nordamericana la grande maggioranza del conclave. Un cambio di rotta, o una conferma, troppo eclatante rispetto a Bergoglio, avrebbe sancito divisioni e contrasti: sembra invece che Prevost abbia ricevuto il consenso di oltre 100 cardinali posizionandosi come il garante di una nuova unità. 

Non sarà quindi l’anti-Trump – e il cardinale Nolan ritiene che i ponti voglia lanciarli anche verso il Tycoon: ma certo non si farà strumentalizzare nella operazione di Trump di creare una comunità politico-religiosa trasversale alle Chiese, sottraendosi alla loro giurisdizione anche in materia di fede: anzi, presumo che Prevost si impegnerà a mostrare il volto pulito e popolare della Chiesa cattolica in USA, dopo le divisioni e gli scandali (soprattutto per la pedofilia), per recuperare la credibilità perduta a favore di Chiese e sette religiose. 

La composizione del conclave ma anche la dinamica della elezione di Prevost, segna anche il declino della Chiesa italiana, partita favorita nei pronostici con Parolin e Zuppi, a fronte della consapevolezza che il futuro della Chiesa Cattolica si sposta in Asia, in Africa e in America.

L’uomo è relativamente giovane e ha davanti a sé molti anni di pontificato per definire la sua politica, ci sarà tempo per valutarlo. Riguardo ai lavoratori Prevost ha preso il nome di Leone, il papa che nel 1891 con la Rerum Novarum pose le basi della dottrina sociale della chiesa per fronteggiare la diffusione del socialismo, e forse non è un caso che (stavolta nel silenzio assordante della sinistra anche su questo problema) abbia espresso preoccupazione per la disoccupazione, ma soprattutto per il condizionamento delle coscienze cui può condurre l’intelligenza artificiale.